venerdì 12 febbraio 2010

Chiarimento

Alcune delle persone che ho portato a conoscenza di questa vicenda, hanno avanzato dei dubbi: in sostanza mi si dice che se il terreno è nostro, allora l'IDSC non può pretendere un affitto, mentre se il terreno è della curia, allora è giusto che noi paghiamo l'affitto a prezzi di mercato.
Magari fosse così semplice: non è in gioco la proprietà del terreno, che lo Stato italiano riconosce a me e a mio fratello in parti uguali; infatti non si sta parlando di affitto ma di enfiteusi.
Nei documenti catastali esiste da più di un secolo un vincolo secondo il quale chi lavora i terreni deve corrispondere una parte del raccolto, o una cifra equivalente, alla curia, e i vari patti e concordati danno a questo vincolo uno status "privilegiato" rispetto ad altre norme, tale per cui, ad esempio, non è possibile applicare l'usucapione.
Torno a ripetere di non essere un esperto, e non ho ancora consultato in modo approfondito un avvocato, ma la sostanza dovrebbe essere questa: se comunque c'è qualcuno che può fornirmi, anche qui, dettagli più precisi ne sarei molto felice.
In ogni caso il fatto che fossimo a conoscenza del vincolo, e non abbiamo mai riscattato la nostra posizione, ci mette dalla parte del torto.
Ma le circostanze che potete leggere nel post del 10 febbraio (che potete rileggere cliccando qui) rendono, a mio avviso, questa richiesta un'estorsione legalizzata.
Dovrebbe essere il semplice buon senso a far arrivare chiunque a questa conclusione.

Aggiornamento: probabilmente il vincolo è più recente. Dietro ci potrebbe essere una storia molto interessante, che riporterò senz'altro se riuscirò a ricostruirla con sufficiente precisione.

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