venerdì 9 dicembre 2011

Ricatto clericale

L’argomento più usato, spesso anche l’unico, dai contrari al fatto che la Chiesa paghi l’ICI o altre tasse, è quello che vorrebbe tali enti dediti all’aiuto ai più deboli, attività che ovviamente non si dovrebbe poter tassare.
Se chi afferma ciò lo fa in buona fede, è vittima inconsapevole di un vergognoso ricatto, che usa da sempre i poveri come scudi umani. Quello che la propaganda clericale vorrebbe far passare, è che se lo Stato tira un po’ il cordone ombelicale al quale sono legati, ecco che essi diminuiscono la quantità e la qualità di aiuti che elargiscono ai poveri.
A questo punto mi chiedo che bisogno c’è dell’intermediazione della Chiesa, se è vero che la maggior parte delle risorse che le devolviamo sono usate effettivamente per questo scopo. Se realmente tutto ciò che lo Stato riconosce alla Chiesa va a finire in aiuti per i più poveri, che bisogno c’è di mantenere un apparato mostruoso di vescovi e cardinali? Se proprio lo desiderano, i fedeli possono provvedere autonomamente al sostentamento del clero; agli aiuti alle fasce più deboli potrebbe pensarci lo Stato, e penso anche che, nonstante tutto, lo si potrebbe fare in modo più efficiente di quanto non faccia la Chiesa.
Sostengo da sempre che le religioni, in particolare la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, usano la povertà come alibi. Che in un utopico mondo senza povertà, disperazione e miseria, le religioni avrebbero un campo d’azione molto più ristretto. Che la povertà è il carburante principale di una macchina che ha lo scopo di mantenere potere e privilegi delle caste sacerdotali. E non mi sembra di avere mai avuto smentite.