giovedì 26 settembre 2013

Caro Papa ti scrivo

I miei corregionali, attraverso l'ineffabile quotidiano locale, stanno spammando il Papa (qui i dettagli).
Dato che c'è pure chi gli sta chiedendo di mandare un sms alla ragazza di cui è innamorato, direi che raccontare al Papa i fatti che ho esposto in questo blog è alzare il livello del dibattito, e pure di tanto.
Incollo qui la lettera che ho spedito al direttore Tedeschini. Il primo capoverso alla fine l'ho cancellato, non è bello mettersi a trollare il Papa sull'ineffabile quotidiano locale.

Egregio Papa Bergoglio
[Sono molto lontano dalla "fede", e quasi completamente disinteressato a questioni religiose. Scrivo queste righe perché le istituzioni ecclesiastiche, al contrario, manifestano verso me e i miei vicini di casa un certo interesse.]
I lettori di questo giornale forse ricorderanno alcune notizie sulla rivalutazione di canoni enfiteutici e sulle conseguenti esose richieste, da parte dell'arcidiocesi di Chieti-Vasto, ai cittadini di alcuni comuni della provincia.
Si parla di cifre che possono anche arrivare o superare i cinquantamila euro, per terreni che sono, da decenni, proprietà di privati ma sui quali gravano, da molto più tempo, "livelli" a favore di parrocchie e altri enti ecclesiastici - diritti poi acquisiti dalla Curia arcivescovile.
Nel mio caso i terreni sono stati acquistati, a prezzo di mercato, ormai quasi cinquant'anni fa. La clausola che chiariva la natura del livello era riportata nell'atto di vendita, ma per qualche motivo i miei familiari all'epoca sono stati indotti a non considerarla vessatoria.
Abbiamo versato per lungo tempo cifre alquanto modeste all'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, salvo poi vederci recapitare, ormai più di tre anni fa, una richiesta di rivalutazione che ha portato il canone da 10 a circa 2.500 euro annui, a cui corrisponde un riscatto stimato in circa 40.000 euro.
Si tratta di una questione complessa, non è opportuno riepilogarla in questa sede. Espongo qui solo il mio personale punto di vista: è un balzello iniquo e antistorico ma, per una serie di cavilli, perfettamente legale, anche se, a mio modesto avviso, assolutamente immorale.
Mi risulta che ci siano in atto tentativi di mediazione tra l'Istituto e le amministrazioni locali, al fine di agevolare coloro i quali quei terreni li coltivano e ne ricavano sostentamento, ma ciò non toglie, ai miei occhi e a quelli di molti miei concittadini, l'immoralità della pretesa.
La mia famiglia è stata costretta a saldare in parte l'importo dovuto per il riscatto: abbiamo corrisposto all'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero la non modica cifra di 8.500 euro, spese notarili comprese. Lo abbiamo fatto senza aspettare gli esiti della trattativa, perché altrimenti nessuna banca avrebbe potuto concedere il mutuo che avevo richiesto, e di cui avevo urgente bisogno per mettere su casa.
Sono consapevole come questo genere di problemi siano lontani da quelli ben più grandi che Lei si trova ad affrontare ogni giorno, e per i quali si spende in maniera encomiabile.
Tuttavia non posso fare a meno di approfittare di questa occasione per portare alla Sua attenzione questioni riguardanti la Chiesa, che possono anche sembrare più noiose di altre, ma che comunque incidono nella vita di molti cittadini, credenti o meno.
La saluto rispettosamente.
Vediamo che succede, stay tuned.

Aggiornamento del 27 settembre: l'hanno pubblicata.

[Aggiornamento del 30 gennaio 2015] Non è successo niente.

2 commenti:

  1. Gent.le PG
    Le scrivo perché mi trovo in una situazione analoga alla sua: abito in un piccolo Comune del basso Lazio, la mia famiglia è proprietaria di un terreno sul quale grava un “livello” a favore della parrocchia. Dai documenti disponibili non è stato possibile risalire al contratto originario e alla sua data ma, sicuramente parliamo di un documento stipulato a fine ‘800 inizio ‘900.
    Gia’ i miei nonni, negli anni ‘ 70, non pagavano più il canone in quanto, la cifra era talmente irrisoria che lo stesso parroco li dispensò dal versarla. Soltanto tra il 1999 e 2000, su richiesta di un dipendente dell’Istituto Diocesano e, nostro concittadino, mia madre ignorantemente e, soprattutto fidandosi di questa persona pagò L. 100.000, con la rassicurazione che così l’Ente non aveva più nulla a pretendere per gli anni passati e per quelli futuri.
    Circa due anni fà l’IDSC ci ha inoltrato una richiesta di rivalutazione del canone annuo (€ 2.500) e ci intimava al pagamento della somma relativa agli ultimi 5 anni. Qualora invece, avessimo voluto affrancare l’importo richiesto era pari a € 35.000 circa poiché, nella determinazione del valore di affranco hanno considerato che nel corso degli anni il terreno da agricolo è divenuto edificabile e sul terreno è stato costruito un fabbricato.
    Abbiamo tentato una mediazione con l’IDSC sul prezzo di affranco e, ad oggi abbiamo una proposta di € 13.000 + spese notarili.
    L’Avvocato che abbiamo consultato inizialmente, ci aveva rassicurato consigliandoci di richiedere l’affrancazione poichè il valore, sicuramente esiguo, sarebbe stato determinato unicamente dal valore del terreno agricolo avuto in concessione dai miei avi ( non so’ su quale fondamento giuridico basasse la sua teoria!). Ora invece propende affinchè accettiamo l’importo determinatosi nel corso della mediazione.
    Lei, nella sua esperienza, si è fatta un’ idea di come dovrebbe determinarsi il valore di affranco? Ha richiesto qualche consulenza legale? Con quale esito?
    Spero in una sua risposta e, la ringrazio per l’interesse che stà mostrando per un problema che rischia di mettere in difficoltà molte famiglie !
    Cordiali saluti

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  2. Mi scuso per il ritardo della risposta, ma ho visto il commento solo adesso. Per quello che ne so il valore di affranco è calcolato come multiplo del canone (15 o 20 volte, mi sembra) . Come ho già scritto in altri post è in corso una mediazione tra i diversi comuni interessati e l'IDSC. Gli avvocati sono stati contattati dai comuni, sono state fatte delle riunioni, ad alcune della quali ho partecipato anche io, ma ormai sono un paio d'anni che tutto tace.

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